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Immagine del redattoreDieter Kampen

Predica di Natale

Predica 2020-12-25 Culto di Natale Verona – Trento – Bolzano via Zoom

Testo: Giovanni 1,1-5.9-14

Giovanni 1

1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. 5 La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta.


9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio. 14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.


Cari fratelli e sorelle,

Lux lucet in tenebris: “La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta.” Nel prologo del Vangelo di Giovanni c'è un evidente contrasto tra la luce e le tenebre, tra il figlio di Dio e gli uomini che non l'hanno accolto, un contrasto che permea tutto il Vangelo.

È forse troppo pessimista di vedere la terra così tenebrosa? Il mondo è veramente così terribile? Non è forse così che ci sono anche luci? Certo, non tutto va male, non tutti sono cattivi. Quando Giovanni nel suo Vangelo parla di un mondo di tenebre, non parla di tutto ciò che succede nel mondo, ma di ciò che proviene dalla terra, cioè dal nostro egoismo, dalla nostra brama di potere, dal nostro attaccamento al materiale. Se pensiamo cosa proviene da questa mentalità che viene dal basso, dalla terra, allora possiamo veramente parlare di tenebre. Non sono solo le guerre, i grandi crimini all'umanità o dei singoli potenti che abusano del loro potere, ma sono tenebre che permeano anche la quotidianità, che si esprimono nella prepotenza di ogni giorno, nel disprezzo del prossimo, nelle faccende quotidiane. Non tutti percepiscono questa malvagità con la stessa intensità. Normalmente sono le vittime, i perdenti e gli ultimi che hanno una percezione più accuta delle tenebre.

Gesù è nato in un mondo di tenebre. Doveva nascere in una stalla, perché i genitori non hanno trovato posto nella città. Poco dopo dovevano fuggire in Egitto, perché Erode voleva uccidere tutti i neonati per non far crescere un altro re che gli poteva prendere il posto. È una storia terribile, ma ci mostra di cosa sono capaci gli esseri umani per conservare il loro potere – e questo non solo al tempo di Gesù. Infine Gesù muore in croce come persona non gradita e potenzialmente pericolosa.

Gesù però non si è fatto contagiare dalla mentalità di questo mondo, ma ha testimoniato l'amore del Padre fino all'ultimo. Non ha risposto alle persecuzioni e alle ingiustizie con la stessa moneta, ma ha continuato a testimoniare il perdono, la fratellanza e la non violenza. E stato veramente una luce nelle tenebre di questo mondo.

Quando Giovanni indica Gesù come luce intende però molto di più di un esempio morale. Gesù è la luce in quanto la parola - in greco: il logos - diventata carne.

Una carattestica comune a tutte le religioni è il concetto che la realtà è molto più ampia di quella che vediamo. Negli ultimi 100 anni le scienze ci hanno fatto conoscere mondi inimaginabilmente piccoli o grandi che prima l'umanità non immaginava e si può presumere che fra 100 anni avremo ancora una conoscenza più ampia di adesso. La religione non intende però questo tipo di ampiezza, ma una realtà che va oltre ciò che la scienza ci può spiegare, in quanto va oltre il mondo fisico. Si tratta appunto di una realtà metafisica. Le religioni trasmettono la conoscenza del mondo metafisico e curano la relazione tra mondo visibile e realtà invisibile. Nella cultura ellenistica dell'Evangelista Giovanni la conoscenza della realtà invisibile veniva trasmessa soprattutto mediante le religioni misteriche in cui gli adetti seguivano un percorso di insegnamenti, esercizi e iniziazioni per raggiungere livelli sempre più alti di conoscenza.

Anche i filosofi greci indagavano la realtà metafsica ed ecco che ritroviamo il termine “logos” che nel nostro testo viene tradotto con “Parola”. “Logos” può significare “parola” o “discurso” o qualcosa come “ragione/razionalità”. Inoltre lo troviamo come principio divino che permea tutta la creazione. Il logos diventa quindi qualcosa di simile a ciò che nella cultura giudaica è la sapienza. Conoscere il logos significa comprendere la creazione, significa conoscere la volontà di Dio.

E questo logos, questo principio divino e creatrice, che in quanto grandezza metafisica ci è nascosto e semmai accessibile solo a pochi eletti, questo logos, dice Giovanni, “è diventato carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità.”

Questa è veramente un'affermazione inaudita. Stiamo qui parlando del logos divino.

Siamo riuniti per il culto, perché Dio fa parte della nostra vita, fa parte della realtà ed è anche la parte più importante. Abbiamo bisogno di Dio, perché senza di lui non possiamo essere completi, la realtà rimarebbe incomprensibile e senza senso. Nei rari momenti in cui si apre il cielo, in cui possiamo intravedere la realtà di Dio, sentiamo che va tutto bene, sentiamo una gioia profonda, sentiamo la vicinanza e l'amore di Dio. Solo che si tratta di momenti rari, momenti di grazia. La tragedia dell'esistenza umana è che Dio è inaccessibile alle nostre forze e capacità, per cui siamo ripegati su noi stessi.

Ma quest'inaccessibilità è stata superata da Dio stesso. Il logos è diventato carne, Dio è diventato uomo, il mondo metafisico si è manifestato nel mondo fisico. Afferma Giovanni: “La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.”

Il Natale è forse la festa più bella, perché ascoltando il racconto del Natale possiamo sentire qualcosa della profonda gioia che ci dona la vicinanza di Dio. Con la nascita di Gesù Dio non è più inaccessibile, ma manifesto e visibile. Certo, anche in Gesù Dio è in un certo modo nascosto, è nascosto sotto le spoglie umane, della debolezza e della croce. Ma almeno sappiamo dove cercarlo. In Gesù abbiamo una via, una porta al cielo, abbiamo l'Emanuel, cioè Dio con noi.

Auguro a tutti noi che in questi giorni di Natale possiamo contemplare di nuovo quest'Evangelo straordinario e percepire in modo particolare la vicinanza di Dio. Amen.

Bolzano, Natale 2020

Pastore Dieter Kampen

348 096 7797


Chiesa valdese di Bolzano, Post 005




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