Predica 2021-01-25 Culto domenicale Verona - Trento – Bolzano
Settimana di preghiera per l'unita dei cristiani
Pastore Dieter Kampen, Bolzano
Testo: Giovanni 15,5-9
Gesù dice: 5 Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla. 6 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli. 9 Come il Padre mi ha amato, così anch'io ho amato voi; dimorate nel mio amore.
Cari fratelli e sorelle,
in questi ultimi mesi molti hanno sperimentato cosa significa essere isolati e per molti non è stata un'esperienza positiva. Non possiamo esistere come frammenti, come singoli. Abbiamo bisogno di qualcosa di più grande di noi da cui riceviamo vitalità ed energia. Se perdiamo l’unità che ci nutre, finiamo come un tralcio che viene tagliato dalla vite, che si secca e viene buttato via.
Un’esistenza che diventa un frammento senza un rapporto positivo con il mondo intorno, non ha forza per vivere. Noi abbiamo fatto l'esperienza dell'isolamento per causa della pandemia, ma attenzione: si tratta di un isolamento soltanto esteriore che solo fisicamente ci impedisce di frequentarci.
Il vero isolamento invece è interiore. Ci sono ad es. gli anziani che non si ritrovano in un mondo che cambia sempre più velocemente. Ci sono stranieri lasciati da soli, ci sono disoccupati che vengono disprezzati, malati che vengono evitati. Coloro che si sentono isolati, che non riescono a inserirsi nella società, soffrono l'isolamento con delle conseguenze gravi.
Questi esempi sono ambigui, perché potrebbero indurci a pensare che la vite alla quale dobbiamo essere uniti sia la società. Invece troviamo anche persone che esteriormente hanno un rapporto positivo con la società, perché hanno fatto carriera, hanno abbastanza soldi e occupano dei posti prestigiosi all’interno della società, che però interiormente si sentono vuoti e non trovano un senso nella loro esistenza. Avere successo esteriormente o avere 1000 amici su facebook non è garanzia di una vita sensata, anzi il successo esteriore può essere pericoloso in quanto può coprire un vuoto e quindi rendere dipendenti dai successi esteriori e dunque dalla propria prestazione, cosa che poi non induce a una vita serena, ma a un voler, o meglio, dover avere sempre di più.
La parabola ci indica un’altra fonte di vita, di senso e di beatitudine che non rende dipendente e che non si esaurisce: Gesù Cristo che è da pensare nella sua unione con Dio. Chi è unito con Gesù Cristo così come egli è unito con Dio, ha una fonte di vita abbondante. Non ci rende dipendente, perché Dio non esige condizioni per accoglierci. Non si esaurisce, perché l’amore di Dio per noi non diminuisce, quando noi diventiamo meno belli, meno forti o meno intelligenti.
In Giovanni troviamo molte volte il motivo dell'unione: noi siamo uniti a Cristo, Cristo è unito a Dio e quindi anche noi siamo uniti a Dio. L'unione viene descritto soprattutto con due concetti: uno è la conoscenza: Cristo conosce Dio, noi conosciamo Cristo e quindi conosciamo Dio. L'altro concetto è quello dell'essere nell'amore. Nel versetto 9 abbiamo letto: Come il Padre mi ha amato, così anch'io ho amato voi; dimorate nel mio amore. Oppure si parla generalmente di un essere in. Nel versetto 7 abbiamo letto: Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.
Dio ha superato il nostro isolamento venendoci vicino in Gesù Cristo. Uniti a Cristo mediante la fede e mediante l'amore siamo uniti a Dio, alla fonte di ogni vita, al creatore di ogni essere, alla pienezza divina.
L'unione con Cristo ci metterà in un rapporto positivo con tutta la creazione e quindi porterà molti frutti. Il termine “frutti” dice già che non sono delle nostre prestazioni, ma conseguenze della fede. L'amore di Dio e per Dio non può essere isolato dall'amore per il prossimo. Chi si sente accolto e amato agirà automaticamente in modo positivo.
Non è un caso che questo testo sia stato scelto per la settimana per l'unità dei cristiani. Essere cristiani significa essere uniti a Dio e ai fratelli e alle sorelle. L'ecumenismo non è un'opzione tra altre, ma fa parte dell'essenza del Cristianesimo.
Importante è non confondere l'unione a Cristo con l'unità della Chiesa. Nel passato spesso non si è fatto questa distinzione e quindi i cattolici hanno affermato: I protestanti hanno abbandonato l'unione. Però i protestanti hanno abbandonato solo l'unione con il papa, non con Cristo. Comunque ci sono progressi. Mentre ancora nel Concilio Vaticano II si è ancora ribadita l'idea dell'abbandono, nel documento del 2013 “Dal conflitto alla comunione” si usa una formulazione neutrale dicendo che a un certo punto l'unità della Chiesa d'occidente era stata distrutta. Oggi, nonostante alcune ovvie differenze, ci riconosciamo come fratelli e sorelle in Cristo. Il frutto di quest'unità in Cristo dovrebbe essere un'unità anche visibile. Ciò non significa necessariamente un'unione in un'unica struttura ecclesiale, ma comunque unità nella preghiera, nell'azione e, direi, anche nella Cena del Signore.
Comunque, il frutto primario dell'unione a Cristo è l'amore che testimoniamo sia all'interno della nostra chiesa, sia nel cammino ecumenico e in generale verso ogni creatura di Dio.
E l'amore di Dio che supera ogni nostra intelligenza, mantenga i nostri cuori e la nostra mente in Cristo Gesù. Amen.
Bolzano, 24 gennaio 2020
Pastore Dieter Kampen
348 096 7797
dkampen@chiesavaldese.org
Chiesa valdese di Bolzano, Post 006
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